…E dapprima eretti dei pali a forca e interposti dei rami allestirono muri col fango. Altri disseccarono zolle di fango, costruivano muri, intelaiandoli col legno, e per ripararsi dalle piogge e dai calori estivi li coprivano con canne e fronde. Dopoché durante le procelle invernalii tetti non poterono sostenere le piogge, facendo gli spioventi ricoprirono con fango spalmato i tetti inclinati e condussero in giù le acque cadenti (Vitruvio, II, 1, 3).

Circa 10.000 anni fa l’uomo smise gradualmente di sfruttare, per riposare, i ripari offerti dall’ambiente circostante ed iniziò a costruire i luoghi dell’abitare.
Da allora e fino ad oggi la terra cruda è stato certamente il materiale più utilizzato a tale scopo.

diffusione terra mondo

Diffusione delle costruzioni in terra cruda nel mondo

La terra utilizzata per costruire è sempre stata raccolta nelle immediate vicinanze della costruzione da realizzare per ovvie ragioni logistiche, ricavandola dagli scavi atti a spianare l’area di costruzione, o dagli scavi per le fondazioni, il pozzo o le latrine. Il fatto che la casa in terra sia fatta dello stesso terreno sui cui si ergerà, ha determinato la nascita delle diverse tecniche di costruzione.

I fenomeni di pedogenesi, infatti, e le successive trasformazioni e interazioni a cui può andare incontro un suolo, hanno dato vita a terreni molto differenti tra loro.
Nell’analisi di una terra da costruzione gli elementi d’attenzione sono due: il legante e gli inerti.
Il legante di un terreno è l’argilla, la frazione più piccola derivante dal disgregamento di una roccia madre i cui frammenti sono trasportati generalmente attraverso l’acqua e dispersi lungo il cammino fino a formare dei depositi lacustri o marini. La particolare composizione molecolare dei fillosislicati (i cosidetti minerali argillosi) genera una sostanza, l’argilla, che ha una notevole  capacità di scambio cationico (CSC) e può  inglobare molta acqua: ne risulta un materiale dall’elevata plasticità.
Gli aggregati, in parte derivati dalla stessa roccia madre da cui deriva l’argilla, in parte trasportati da altre origini, giocano un ruolo fondamentale nella struttura del terreno, costituendone lo scheletro.
La qualità del suolo, insieme a fattori  socio-culturali e ambientali (ad es. la presenza o no di legname e l’abbondanza o meno di acqua) sono gli elementi determinanti nell’adozione di una tecnica costruttiva piuttosto che un’altra.

Le terre 1

Nell’immagine a fianco si notano differenti suoli per differenti utilizzi
1. terra da pisé : questa terra contiene un mix di sassi, ghiaia, sabbia, limo ed argilla in proporzioni equilibrate. Produce dei veri e propri “cementi naturali” molto duri con sufficiente argilla da beneficiare della massima coesione e sufficienti inerti da garantire un materiale rigido e che non fessuri.

2. terra da adobe: contenendo meno sassi e ghiaia, questa terra è più facile da modellare e da lavorare a mano. La proporzione di sabbia è sufficiente affinchè il materiale non fessuri quando è messo in opera allo stato plastico.

3. terra da torchis: questa terra è molto fine. Quasi non contiene sassi e ghiaia e la proporzione di sabbia è minima. Ha un alto potere collante ma fessura durante l’essiccazione. Mescolata con fibre vegetali o sabbia  per evitare la fessurazione, è usata comunemente per riempire un’ossatura in legno secondo la tecnica del torchis.

4. terra da intonaco: questa terra non contiene sassi, nè ghiaia. Le sabbie, il limo e l’argilla sono preseni in quantità equilibrata ma la proporzione di sabbia è più importante che in una terra da adobe. Questa caratteristica permette di evitare la fessurazione anche quando la terra è mescolata con molta acqua.

esami preliminariPer riconoscere una terra adatta alla costruzione si procede prelevando un campione di terra al di sotto dello strato arabile, ricco in materia organica e non adatto alla costruzione (eccezionalmente usato nella tecnica delle “zolle di terra” o “sod”).
Le analisi che si possono effettuare sono di due tipi: di laoratorio o “di cantiere”.
Tra le tecniche di laboratorio si possono eseguire l’esame difrattometrico ai raggi X per conoscerne la composizione petrografica o l’esame dei limiti di Attenberg per determinarne l’indice di plasticità (solido, semisolido, plastico, liquido). Poiché la conoscenza di questi singoli valori non è sufficiente a stabilire la qualità di una terra per costruzione, in Germania è stato messo a punto un esame che analizza la capacità legante della terra nel suo insieme. Si tratta di una prova meccanica in cui un disco in terra di determinate dimensioni è caricato fino al punto di rottura.
Tuttavia le prove di laboratorio non sono mai esaustive e le analisi in situ sono quelle che danno i risultati più attendibili in termini di appropriatezza di un terreno; sono le cosidette prove di cantiere” costituite da esami diretti attraverso i sensi (odore, vista, tatto, esame del morso, lavaggio delle mani) e attraverso semplici strumenti (esame del ritiro, analisi della sedimentazione).
Questi test, uniti alla prova diretta in cantiere, sono necessari per conoscere la terra a disposizione e scegliere la tecnica adeguata.

La tavola sinottica delle costruzioni in terra cruda redatta da CRATerre riassume le tecniche conosciute suddividendole in tre grandi classi costruttive: monolitica, muratura e su struttura.

QUADRO SINOTTICO CRAterre

Le principali tecniche costruttive in crudo.

 

arg micro 2Un altro elemento in base al quale si possono raggruppare le tecniche costruttive in crudo è lo stato idrico dell’impasto di terra utilizzato. Nelle diverse tecniche la terra può essere utilizzata dallo stato secco -la terra scavata- a quello liquido -il caso del terra-paglia o della terra colata- passando per quello umido -il pisé- .  Come detto precendentemente, la presenza di acqua è fondamentale per garantire la struttura di un suolo così come di un manufatto in terra; anche quando un muro in terra è completamente asciutto, anni dopo la sua messa in opera, conserva al suo interno una percentuale d’acqua che assicura la solidità dei legami. Osservando l’immagine qui sopra si nota che l’acqua (in grigio chiaro) tiene legati tra loro i “foglietti” di argilla i quali, a loro volta,  fanno da ponte tra un granello di sabbia e l’altro. 

Di tutti i sistemi costruttivi rappresentati nel quadro sinottico, alcuni hanno avuto maggior successo e diffusione di altri e sono tutt’oggi ampiamente utilizzati.
Il pisé o terra battuta, l’adobe, il torchis, il terra-paglia, ed in parte il bauge, rientrano tra i più diffusi; il façonnage (modellatura) e le zolle di terra sono confinati in specifici ambiti legati a tradizioni fortunatamente vive ma di modesta divulgazione. Inoltre abitudini e tendenze hanno dato vita a manufatti sempre diversi: dei mattoni in terra cruda, conosciuti come adobe (parola spagnola derivata dall’arabo at-tub mattone di fango crudo), esistono innumerevoli forme e ricette; soltanto in Italia abbiamo decine di tipi distinti a livello regionale o provinciale. Come rilevava Baldacci nel 1958:

Nelle pianure si utilizza il terreno ghiaioso-sabbioso-argilloso proveniente dalle alluvioni recenti e attuali, e nella Lombardia anche quello limoso-argilloso del Pleistocene superiore, mentr in collina (Marche, Abruzzo e Lucania) si utilizza l’argilla pliocenica ancora in loco. Nell’Italia settentrionale l aroccia impiegata per la casa dicesi prevalentemente terra rossa; nelle Marche la denominazione è cerretano; nell’Abruzzo creta e cretone con qualificazione di qualità (è migliore la prima); in Lucania e in Calabria si usa il taiu; in Sardegna si usa ludu, termine generico che vuol dire propriamente fango. (Osvaldo Baldacci in ‘L’ambiente geografico della casa di terra in Italia’)

Grazie all’ingresso della tecnologia nei cantieri in terra cruda, altri sistemi sono in continuo sviluppo e sperimentazione. In alcuni casi l’avanzamento tecnologico ha semplificato le operazioni di cantierizzazione e messa in opera del materiale consentendo una standardizzazione dei processi costruttivi utile al riconoscimento/legittimazione di alcune tecniche o manufatti fino a farli rientrare nelle attuali normative edilizie; è questo il caso del pisé e del terra-paglia alleggerito.
La tecnica del pisé, ad esempio, è passata dall’utilizzo di casseforme e magli autocostruiti in legno, all’uso di casseforme mutuate dalla tecnica del calcestruzzo armato e compattatori pneumatici ad alta efficienza. Ciò ha permesso di rimettere in circolo saperi e tecniche che altrimenti rischiavano di essere definitivamente relegate nell’archivio delle tecniche in disuso.
Il caso del terra-paglia alleggerito è a maggior ragione legato al progresso tecnologico: partendo dalla tecnica del torchis, alla fine delgi anni ’70 del secolo scorso, in Germania, un team di architetti ricercatori insieme con costruttori ha messo a punto un nuovo metodo di riempimento delle pareti non portanti nelle costruzioni realizzate secondo il Fachwerk; ciò che finora era stato realizzato secondo il metodo del wattle and daub veniva declinato secondo l’esempio costruttivo del calcestruzzo armato: all’interno di un sistema di casseforme, veniva gettato un impasto di terra allo stato liquido -chiamata barbottina- e aggregati perlo più vegetali -paglia di frumento, di riso, scaglie di legno- o minerali come nel caso dell’argilla espansa. Qui la terra, allo stato liquido, gioca il ruolo di legante e, presente in minime quantità offre dei manufatti altamente efficienti in termini di resistenza termica e quindi in grado di rispondere alle moderne istanze di sostenibilità ambientale negli edifici.
Sperimentazioni tecniche unite a studi di sostenibilità economica hanno segnato un passaggio fondamentale verso la standardizzazione delle tecniche in crudo, riportandole ad un livello competititivo nel campo delle scelte progettuali e costruttive contemporanee e, come nel caso della Germania, si è potuti arrivare a  dei regolamenti edilizi dedicati alle costruzioni in terra (cfr. Lehmbau Regeln)

In questo blog, nel tempo, saranno aggiunti articoli riguardanti le specifiche tecniche costruttive.

Opere citate:
Traité de construction en terre ed. Paraentheses
Batir en terre.Du grain de sable à l’architecture. di L.Fontaine, R.Anger ed. Belin/Cité des sciences & de l’industrie
Architetture di terra in Itaia di M.Bertagnin ed. EDICOM