Tüc as ciamumma dal votï Cosimo

Tutti ci chiamiamo a volte cosimo
un rifugio su un albero
(terra, paglia, rami di salice e cera d’api)in collaborazione con Francesco Bertelè

“Ho già detto che sugli alberi noi trascorrevamo ore e ore, e non permotivi utilitari come fanno tanti ragazzi, che ci salgono solo per
 trovar frutta o nidi d’uccelli, ma per il piacere di superare difficili
 bugne del tronco e inforcature, ed arrivare più in alto che si poteva, e
 trovare bei posti dove fermarci a guardare il mondo laggiù, a fare
 scherzi e voci a chi passava sotto.”
(da Il Barone Rampante, Italo Calvino)



Seduti sotto l’albero siamo in una decina. “Per due settimane abbiamo parlato bene di qualcosa che avevamo sotto gli occhi, e non male di qualcuno che non c’era”. A. ride. Vuole appoggiarci i piedi dentro. Salirci è una piccola sfida. Stare sospesi una possibilità. È un nido di paglia e terra, tenuto da un’ossatura di rami di salice . Sembra una secrezione dell’albero. Chiedo a loro di descriverla per me, perché non chiedono più a cosa serve, perché mi raccontano di antiche costruzioni in terra, perché da sotto gli occhi vedono anche dentro e ci si chiede se da li si veda lontano. Sono divertiti,  e imparo che la gratitudine sta tra il lavoro preciso e costante e la  gratuità dell’azione.  Restano i ritratti dei paesani sotto il nido. La possibilità di abitare la casa. Per noi un invito a ritornare e essere ospiti. 

Paola Monasterolo